TORINO - Tav: una consultazione popolare se il Governo non sbloccherà i bandi

ll presidente della Regione, Sergio Chiamparino, ha chiesto al Consiglio regionale di verificare quali procedure attivare per indire un referendum sulla Torino-Lione

26/02/2019 14:53

Il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, ha chiesto al Consiglio regionale di verificare quali procedure attivare per indire una consultazione popolare sulla Torino-Lione, come previsto dall'art.86 dello Statuto, e fare sentire la sua voce “in modo forte e chiaro”.
 
“Se l’11 marzo il consiglio di amministrazione di Telt non indirà i bandi di gara, e per farlo basta una lettera di autorizzazione del Governo, abbiamo il dovere - ha sostenuto Chiamparino - di consentire ai piemontesi di esprimersi su cosa pensano di un Governo che vuol mettere a repentaglio la realizzazione della Tav. Una consultazione da attivare al costo più basso possibile e che andrebbe benissimo svolgere in concomitanza con le elezioni europee e regionali di maggio”.
 
Riguardo alla cosiddetta “mini Tav”, Chiamparino ha ribadito che “se vuol dire non far fare la stazione di Susa da qualche archistar sono d’accordo. Va benissimo una stazione progettata da un ingegnere delle Ferrovie. Se invece chi la propone pensa che voglia dire che non si fa lo scalo di Orbassano, significa che non si fa la Tav. Tagliare fuori Orbassano vuol dire fare la Milano-Lione senza passare da Torino, non più la Torino-Lione che poi raggiunge anche Milano. E poi la mini-Tav c’è già: il progetto attuale ha tagliato pesantemente i costi iniziali prevedendo, dopo il tunnel di base, l'utilizzo della linea storica fino ad Avigliana e passando dagli oltre 4 miliardi iniziali agli 1,7 attuali sulla tratta nazionale”.
 
Dopo essere tornato sull’utilità dell'opera per quanto concerne lo sviluppo della logistica e anche dal punto di vista occupazionale (“non so quanti posti di lavoro si perderebbero in prospettiva, ma posso dire per certo che le mille persone che attualmente sono impegnate nel cantiere finirebbero subito a casa, come minimo in cassa integrazione”), Chiamparino ha affermato che “il rischio vero che corriamo non è un semplice ritardo di qualche mese, poiché sono convinto che il Governo voglia aspettare fino alle elezioni europee, ma il fatto che con una nuova Commissione e un nuovo Parlamento Ue, qualcuno possa dire, 'visto che gli italiani hanno tanto bisogno di approfondire, ci sarebbero due o tre progettini da finanziare altrove, cominciamo a mettere lì e lì, poi vedremo...".



c.s.

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